Terme Tamerici

Viale dei Salici, 69, 51016 Montecatini Terme, PT, Italia
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Le terme

Descrizione

Il fascino di un nome
 
Situate nel cuore del Parco Termale, le Terme Tamerici prendono nome dagli omonimi alberi che si trovavano in prossimità della sorgente d’acqua rinvenuta nel 1843 e che, ancora oggi, crescono intorno allo stabilimento che ai tempi d'oro ha visto “passare le acque” e passeggiare nel suo giardino Giuseppe Verdi, Ruggero Leoncavallo, Giacomo Puccini, divi del cinema e personaggi dal "sangue blu".
 
Da modesto Bagno …..
 
Originariamente la sorgente apparteneva a una famiglia svizzera di Livorno, gli Schmitz. Essi furono tra gli imprenditori che, tra Ottocento e Novecento, più si dedicarono allo sviluppo dei Bagni di Montecatini, il nome della città termale fino al 1905. 
 
Un Rescritto granducale del giugno 1843 aveva accordato ai proprietari della fonte la facoltà di vendere la prodigiosa acqua curativa in fiaschi. 
E così gli Schmitz iniziarono a commercializzare l’acqua salata delle Tamerici che aveva proprietà terapeutiche e in particolare purgative: aprirono un punto vendita a Livorno mentre a Firenze essa era disponibile in ben cinque farmacie, in una drogheria e in un deposito ubicato in via San Martino.
L’attività della famiglia con il tempo si era andata diversificando: all’imbottigliamento delle acque curative si era unita la somministrazione in loco e la produzione di sale.
 
Come testimoniano fonti catastali del 1882, gli Schmitz costruirono all’inizio intorno alla sorgente due edifici: uno per la pompa dell’acqua e l’altro come magazzino per i fiaschi.
Successivamente ampliarono il complesso che nel 1903 era comunque ancora costituito da strutture modeste che accoglievano, rispettivamente, la sorgente, un salone, uno studio, i magazzini e il cortile. 

Gli Schmitz rimasero proprietari fino al 2 aprile 1902 quando la Società Nuove Terme fondata dall’imprenditore brianzolo Pietro Baragiola acquistò lo stabilimento.
 
….a gioiello dell’architettura termale
 
Nell’ottica del rinnovamento della città termale voluto da Baragiola, nel 1906 fu dato l’incarico agli architetti Giulio Bernardini e Ugo Giusti di ammodernare il complesso. 
 
Nel 1909 furono avviati i lavori di ricostruzione che si conclusero nel 1911. La collocazione di decorazioni, arredi e sculture risalgono a tempi diversi.
 
Lo stabilimento rinasce, splendido, nel segno dell'ecclettismo per far sognare i facoltosi frequentatori. 
 
Notevole la varietà di generi e stili architettonici - arabo, spagnolo, rinascimentale, medievale -, testimonianza del movimento artistico “Art Nouveau” che influenzò in modo importante l’architettura della città di Montecatini Terme nel periodo fine ‘800 – primi del ‘900.
Per la decorazione del nuovo complesso viene chiamato Galileo Chini che già nel 1904 aveva segnato il volto della città termale, decorando il soffitto del salone delle feste del Grand Hotel La Pace, il distrutto caffè Palace Theatre e la facciata del Padiglioncino dei Sali  edificato nel 1903 per la vendita dei sali Tamerici.
Alle Tamerici Chini sarà presente con la Manifattura Ceramica Fornaci San Lorenzo nata nel 1906 per volontà sua e del cugino Chino dopo l’esperienza condotta insieme alla direzione della Manifattura Arte della Ceramica.
LA DECORAZIONE IN CERAMICA E VETRI DI QUESTO FABBRICATO SONO STATE ESEGUITE DALLA MANIFATTURA “CHINI & C.” DI BORGO SAN LORENZO ≈ MUGELLO” è ancora ben leggibile in una delle mattonelle che decorano la Fonte Giulia, esterna all'edificio e vicina al porticato, e “FORNACI SAN LORENZO … CHINI & C….  ≈ MUGELLO ≈” si ritrova su una vetrata sotto il fantasioso stemma araldico della famiglia Schmitz che compariva anche sul sigillo di chiusura dei fiaschi di vendita dell’acqua, coperti a bocca con carta su cui era riportata l’iscrizione circolare “Polla delle Tamerici a Monte-Catini”.
Per le nuove terme Tamerici l'Artista Toscano realizzerà affreschi e vetrate, ceramiche, lucernari, pavimenti e pannelli in maiolica policroma e a lustro di gusto esotico e di una brillantezza strabiliante, sviluppando in maniera personalissima la simbologia acquatica.
Per quanto splendido e magico nel suo complesso, lo stabilimento rifulge per la Sala della mescita e il Salone del Camino, all’interno, e per il grande Porticato e la Fonte Giulia, esternamente.
 
Sala della mescita 
 
Nel Salone di mescita ovvero nella sala dove veniva somministrata l’acqua ai curisti, Chini raggiunge il massimo della propria creatività. La decorazione dell'ambiente si caratterizza per gli elementi decorativi di carattere geometrico e per i due preziosissimi banchi per la mescita realizzati in grès smaltato, sorretti da protomi leonine stilizzate, che ricordano l’iconografia dei draghi cinesi che Chini avrebbe poi avuto modo di osservare dal vero in Siam, ospite dal 1911 al 1913 alla corte di Rama VI. Sullo sfondo, i pannelli in maiolica con putti, evidente ripresa sia dei putti realizzati per la Sala della Giovane Etruria all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 che dei pannelli per la Sala del Sogno alla Biennale di Venezia del 1907. La decorazione del pavimento della sala riporta, tra rami spiraliformi, lo stemma della famiglia Schmitz, uccelli e pesci dalle forme bizzarre e un profluvio di elementi stilizzati di chiara derivazione Secessionista come spirali, triangoli, onde, motivi a volute e a linea spezzata.
La brillantezza delle ceramiche – che richiama la brillantezza dell’acqua e i suoi poteri purificatori – rende questa Sala di enorme suggestione.
 
Salone del Camino 
 
Nel Salone del Camino l'Artista decora il caminetto con putti e festoni recanti l’anno di esecuzione, il 1910 (MCMX), e con le ceramiche della Manifattura.
L'ambiente è caratterizzato da un soffitto a cassettoni in legno dipinto al cui centro si apre un ampio lucernario a vetri policromi, sempre opera della sua Manifattura. 
Nella sala sono presenti due banconi in marmo, utilizzati in passato per la mescita delle acque Torretta e Tettuccio. 
 
Porticato 
 
Al Salone del Camino si accede direttamente dal Porticato che si affaccia sulla porzione di giardino che si apre su viale Tamerici.
L'elemento architettonico del portico è particolarmente amato da Bernardini che lo propone sia qui che a La Torretta e alle Terme Excelsior ossia in tutti e tre gli edifici termali da lui realizzati. Esso infatti è perfetto per congiungere armoniosamente spazi chiusi e aperti, edifici termali e giardini, architettura e natura, obiettivo fondamentale nell’opera dell’architetto pesciatino, perseguito anche nella progettazione dei villini privati. 
Il portico delle Tamerici presenta una pianta a T ed è retto da pilastri di forma ottagonale che culminano in capitelli assimilabili a corinzi.

Sotto il loggiato, al lato della porta di ingresso vi sono due pannelli a lustri metallici. In uno, motivi geometrici e a palmette inquadrano un vortice di pesci tra volute e puntinature dorate; nell’altro, uccelli dalle piume variegate giacciono tra i rami dell’albero della vita.
Nel pavimento fasce a decoro geometrico, in blu cobalto su fondo chiaro, lasciano spazio al motivo di putti sorreggenti la scritta Salve.
 
Fonte Giulia 
 
Sulla stessa parte che accoglie il Portico, direzione Salone di mescita, vi è la Fonte Giulia decorata con motivi geometrici che ritornano sovente nel campionario della Manifattura e di cui si conservano i disegni preparatori nell’Archivio di Vieri Chini a Borgo San Lorenzo.
In alto, in una piastrella parzialmente conservata, si legge "ACQ[UA] GIU[LIA]".
 
Bernardini anche per questo stabilimento progettò un giardino con aiole, in parte sopraelevate, vialetti, alberi di alto fusto e arbusti ornamentali. 
Nel giardino alcuni arredi meritano una menzione particolare. 
Tra questi il berceau a forma di tempietto che su un piccolo promontorio domina il giardino sembra provenire da villa La Capponcina di Firenze e essere appartenuti a Gabriele d’Annunzio il quale fu costretto a vendere numerosi oggetti in seguito ad uno dei suoi fallimenti.  
Nelle vicinanze del berceau si trova la Fontana delle Naiadi di Mario Rutelli (Palermo,1859-1941). La Fontana delle Naiadi in Piazza della Repubblica (ex Piazza Esedra) a Roma è una delle opere più conosciute di Mario Rutelli. L’omonima Fontana delle Tamerici, che la rappresenta in miniatura, è il modello su cui lo scultore palermitano lavorò per realizzare il monumento della capitale. Essa fu acquistata dai familiari dell’artista negli anni Trenta del ‘900 per posizionarla dove ancora si trova.
La scultura consiste in quattro figure femminili bronzee, poggiate su basi di travertino, raffiguranti la Ninfa dei Laghi, riconoscibile dal cigno, la Ninfa delle Acque Sotterranee, a cavallo di un drago, la Ninfa degli Oceani, in sella ad un cavallo e, infine, la Ninfa dei Fiumi, sdraiata su un mostro marino. Per lo scultore siciliano l’opera delle Naiadi si rivelò più ostica del previsto. Non mancarono infatti le polemiche all’epoca (la fontana fu inaugurata nel 1901) per la posizione particolarmente sensuale e lasciva delle statue, accentuata dai corpi procaci bagnati dall’acqua. Molte le critiche per l’opera che arrivarono dall’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede. Tra l’altro inizialmente venne installato uno steccato in legno per impedire la vista del monumento in attesa che il Comune prendesse posizione sulle proteste. Alla fine l’amministrazione capitolina nonostante le critiche dei conservatori lasciò le Naiadi e tolse anche lo steccato.
A Montecatini Terme, l’esemplare di Rutelli non sembra aver suscitato alcuno scandalo…..
 
Un’altra famosa fontana, decorata con un puttino e un ranocchio e detta “Fontana Romanelli” dallo scultore che la realizzò, Raffello Romanelli (Firenze 1856-1928) si trova all’interno dell’edificio, in quella che in origine era stata la rimessa per i fiaschi per la vendita della preziosa acqua salata e adesso ingentilita da stemmi e da un frontone dipinto con due fieri angeli sorreggenti un cartiglio con la data 1910.

Il complesso delle Tamerici è stato utilizzato come stabilimento termale fino alla fine degli anni novanta; qui veniva praticata la terapia idropinica con le acque della sorgente omonima, nonché con quelle provenienti dalle altre sorgenti termali.
 
Da allora è stato utilizzato in modo saltuario per congressi, eventi culturali e mostre.

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Le Tamerici non sono attualmente aperte al pubblico.

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