Padiglioncino dei Sali

Viale Giuseppe Verdi, 45, 51016 Montecatini Terme PT, Italia
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Descrizione

Lungo Viale Giuseppe Verdi, vicino all'omonimo Teatro, vi è il Padiglioncino dei Sali, realizzato nel 1903 per essere adibito alla vendita dei famosi sali estratti dalla sorgente Tamerici.
Il progetto si deve all’architetto Giulio Bernardini che trasse ispirazione dalle botteghe di Bad Kissingen.
Sulla facciata dell’edificio, quattro pannelli in grès realizzati dalla Manifattura Arte della Ceramica di Galileo Chini per decorare il proprio padiglione all’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa di Torino del 1902.
Eseguiti - e firmati - da Domenico Trentacoste, scultore palermitano attivo a Firenze, i bassorilievi riportano quattro figure maschili rappresentanti l’arte del vasaio, ossia l'attività del ceramista.
Nell'ultima di esse, Trentacoste raffigura lo stesso Galileo in ascolto delle Muse "… ritraendo il Chini che con ammirevole costanza, con profondo sentimento d’arte e con chiara coscienza dei doveri imposti dal passato e dall’avvenire, dirige la fiorente industria". 
 
La manifattura fiorentina è la prima e l’unica in quegli anni a sperimentare l’utilizzo del grès per l’architettura in nome delle sue proprietà di impermeabilità, durezza e sobrietà. È Chini a voler presentare i bassorilievi in quella precisa occasione a Torino desiderando "…esporre per la prima volta in Italia il grès come materiale atto alla decorazione murale e al vasellame d’arte come già adottato all’estero".
I bassorilievi diventarono sin da subito parte integrante del Padiglioncino dei Sali che, all'epoca della realizzazione, ospitava tre botteghe, una delle quali adibita appunto alla vendita dei sali e delle acque Tamerici. Una seconda era destinata allo smercio di oggettistica varia e mentre nella terza si poteva acquistare la ceramica prodotta dall’impresa fiorentina.
Sui basamenti della facciata del Padiglioncino si riconoscono le melagrane, simbolo della Manifattura, avvolte da lingue di fuoco, evocative alle vampe delle fornaci mentre gli scheletri di natura animale alludono al concetto di Natura o meglio dei procedimenti naturali messi in relazione con la lavorazione della ceramica e con i procedimenti relativi all’antica tecnica di decorazione che, attraverso l’applicazione di un impasto di sali metallici e argilla diluito con aceto di vino, e una speciale cottura, produce effetti cromatici iridescenti, di colore giallo oro, rosso rubino, argento, tecnica chiamata “lustro”.
Sui pilastri d’angolo, è raffigurato in maniera stilizzata un vaso decorato con papaveri da cui escono canne ornate di fiori. 
La gronda, molto sporgente e con gli angoli arrotondati, fu realizzata dalla falegnameria Michelotti di Pescia, molto famosa ai tempi, in un legno americano molto resistente, il pitch-pine.
Sull’edificio Galileo Chini eseguì anche le pitture esterne e interne. 
Ancora oggi è visibile, sul lato che da sull’ingresso dell’omonimo Teatro, la scritta pubblicitaria “I SALI PURGATIVI DELLE TAMERICI VINCONO I SALI STRANIERI”.
 
Sulla trabeazione vi è un fregio con putti e motivi vegetali mentre all’interno della bottega della vendita dei Sali, non più presenti ma testimoniate da una foto d’epoca dell’Archivio fotografico ex Accademia d’Arte Dino Scalabrino, vi erano scene di ambientazione acquatica con figure di ispirazione mitologica emergenti dalle onde e giochi d’acqua.

Modalità di accesso

La facciata e i lati dell'edificio sono completamente ammirabili da Viale Verdi.
All'interno si trovano dei negozi in concessione a privati.
Adatto a: Bambini/famiglie Esperti del settore Anziani Giovani/adulti
Condizioni di accesso: Accessibile
Accesso gratuito
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